Bosaro, il più piccolo comune della provincia di Rovigo, si trova al centro del Polesine, sul 45° parallelo di latitudine nord. È compreso fra il Canalbianco a nord, la Fossa di Polesella a ovest, Collettore Padano a sud, per finire a est con una punta incastrata fra Pontecchio, Sant’Apollinare e Borsea.
È un territorio scarso di terra e ricco di acque; un tempo era ricco pure di boschi, come testimoniano le località “Bosco di Mezzo” e “Bosco del Monaco” da cui forse deriva la denominazione “Boscaro” ed in seguito “Bosaro”.
Le prime costruzioni in muratura sono dovute alla famiglia Turolla che verso la fine del’400 fece costruire, pure a proprie spese, l’attuale chiesa, allora di minori dimensioni, che, staccandosi dalla pieve di Arqua, venne eretta a parrocchia nel 1497 e consacrata nel 1500. La “villa” contava a quei tempi 400 abitanti. Bosaro storicamente seguì le sorti della vicina Polesella : fu dapprima territorio degli Estensi di Ferrara, passando nell’agosto 1515 alla Repubblica di Venezia fino al trattato di Campoformio del 1797.
Le origini di Bosaro si accomunano con le origini del Canalbianco, il cui scavo ebbe inizio a metà del’400 per raccogliere le acque reflue del Tartaro e delle valli veronesi. Per questo motivo il Canalbianco può considerarsi una continuazione del Tartaro. In seguito alla rotta di Malopera, voluta nel 1500 per ragioni militari, le acque bianche dell’Adige finirono nel Tartaro dando al corso un caratteristico colore biancastro che procurò al fiume, fino Adria, il nome di Canalbianco.
PRINCIPALI ATTRATTIVE ARTISTICO-CULTURALI
All’estremità opposta del paese, in un territorio un tempo fittamente silvestre,vi è la località di Bosco del Monaco, oggetto di una lirica dialletale del poeta Gino Piva. Un po’ più a levante, in fondo al paese, vi è la località Passo di Pontecchio, così chiamata perché anticamente un “passo natante” sul Canalbianco congiungeva Pontecchio a Borsea . Il traghetto venne più tardi sostituito da un ponte più volte rifatto.
Centro vitale del paese è ora il Borgo Madonna di San Luca, sorto nel 1953 ai piedi dell’argine del Canalbianco e della strada statale “Adriatica”. È il frutto della solidarietà della popolazione emiliana che, rispondendo all’appello lanciato dal “Giornale dell’Emilia” ha permesso la costruzione di un’ampia piazza con una fontana centrale e di 16 abitazioni unifamiliari per i senza tetto. L’associazione degli industriali italiani fece edificare il palazzo municipale e l’ENDSI fece costruire il Centro sociale con annesso teatro. In seguito sono sorti altri nuovi fabbricati, il campo sportivo, il campo da tennis e l’ufficio postale.
Il borgo è stato denominato “Madonna di San Luca” in segno di riconoscenza alla popolazione dell’Emilia, e di Bologna in particolare, per la solidarietà dimostrata nella drammatica circostanza.
Di interesse idraulico la “Botte” di “Bresparola” costruita tra il 1877 e il 1901 da Filippo Lanciani su progetto di Pietro Paleocapa, già ministro di Stato del re di Sardegna. La doppia botte, in un unico corpo murale consentiva di scaricare nel Collettore Padano le acque di bonifica, sottopassando la fossa di Polesella (ora interrata) che metteva in comunicazione il Canalbianco col Po. Nasce in questo punto il Collettore Padano, che seguendo il Canalbianco si getta dopo 53 Km nel Po di Levante a Donada.
Pagina aggiornata il 03/09/2024